Fu un grande artigiano, prima nell’epoca muta, poi in quella quella sonora, nelle quali seppe dimostrare sempre che anche con pochi mezzi si potevano raccontare belle storie sul grande schermo. Prima di diventare regista e di approdare al cinema, Henry King ebbe le prime basi nei teatri, ci lavorò per tre anni e mezzo, e sin da giovane frequentò quel tipo di messa in scena, che lo portò a conoscere Thomas Ince, il quale lo fece diventare prima suo allievo, poi lo designò in piccoli ruoli in alcuni film nel 1912, fin quando nel 1914 si mise dietro una macchina da presa. La notevole esperienza nel teatro lo portò a girare in tournée tutta l’America, viaggiando imparava e allo stesso modo capiva cosa fosse lo spettacolo. Più sicuro del palcoscenico King capì che il cinema all’epoca ancora in fase sperimentale, poteva garantirgli maggiori introiti di denaro (veniva pagato ogni settimana) e più sicurezza in futuro. Ottenuto un tavolo nel proprio camerino di attore, con tutta l’esperienza che si portava alle spalle di opere teatrali, si mise a scrivere sceneggiature e vide che piacevano molto e si vendevano con facilità. Un giorno nel 1914 mentre si girava “The Spoilers”, vide che la scena di una rissa era stata ripresa come in certi film e filmata alla stessa maniera. Così suggerì al regista di riscrivere lui stesso la scena e il regista gli fece girare quel momento. Sviluppato il materiale, rimasero tutti a bocca aperta per come era affascinante quella scazzottata e King si giustificò dicendo che, quando era un bambino, la vide dal vero e gli rimase così impressa nella memoria, che fu facile per lui anche girarla. Iniziò così la carriera di regista che lo portò al trionfo nel 1919 con “Six Feet Four” per la casa di produzione American Film Company, successo che lo decretò all’epoca come uno dei migliori registi degli anni Venti. Lo studio di Thomas Ince lo volle subito, ma girò solo una pellicola “23 ½ Hours Leave” sempre nel 1919. Ne fece solo uno di film, perché un addetto della compagnia di produzione si permise di accusarlo di avere sforato il budget, il produttore Ince era in vacanza e non ne sapeva nulla e, quando tornò e vide il film completo ne rimase sbalordito per la bellezza, cercò il regista, ma ormai King era sotto un altro marchio a produrre i suoi film. Nel 1921 quando il pubblico vide “Tol’able David” rimase senza parole nel assistere ad un film che piaceva per la storia come era stata descritta e raccontata in maniera molto appassionante, forse perché nella sceneggiatura King ci mise anche molto della sua biografia e delle sue esperienze. Persino David W.Griffith incontrando il giovane regista si congratulò e affermò: “Veramente un ottimo lavoro, davvero eccellente!” Amante degli esterni King decise di realizzare nel 1923 “La suora bianca” (The White Sister) in Italia anziché in America, fu accontentato dalla casa di produzione, quando si scoprì che il protagonista sarebbe morto prima della fine del film, furono ingaggiati numerosi scrittori italiani per cambiare il finale, ma alla fine fu girato come voleva King e fu di nuovo fu grande successo. Alla fine degli anni Venti fu l’avvento del sonoro, per molti un grande errore questo passaggio, ma King capì che il suo mestiere era fare film sia muti che sonori dovevano essere fatti. Mentre girava “Peggy va alla guerra” (She Goes to War) nel 1929 ebbe la brillante idea di aggiungere una canzone e qualche battuta tra i protagonisti. Nonostante i forti contrasti con i tecnici del suono, il film funzionò meravigliosamente e al pubblico piacque molto sentire per la prima volta le voci degli attori. Sul finire degli anni Venti Henry King fu uno dei 36 fondatori della Academy of Motion Picture Arts and Sciences , società che assegna gli Oscar ogni anno. Gli anni Trenta si presentarono prolifici, King fu chiamato a dirigere film come “Settimo cielo” (Seventh Heaven) del 1937, nel 1938 diresse “L’incendio di Chicago” (In Old Chicago) e “La grande strada bianca” (Alexander’s Ragtime Band) ottimi successi di pubblico. Nel 1939 il produttore Zanuck gli affidò “Jes il bandito” (Jesse James) pensando di non ottenere nulla di buono invece spopolò in tutta America. Anche per “L’esploratore scomparso” (Stanley and Livingstone) dello stesso anno fu commercialmente molto buono. Gli anni Quaranta si aprirono con clamorosi successi grazie anche alle storie che venivano raccontate filmicamente da King in maniera superlativa come “Bernadette” (The Song of Bernadette) del 1943, Wilson (id.) del 1944, storia del presidente degli Stati Uniti, “Il cigno nero” (The Black Swan) del 1942 con un bravissimo Tyrone Power con l’altro grande film “Il capitano di Castiglia” (Captain From Castile) del 1947 e “Il principe delle volpi” (Prince of Foxes) del 1949. King maestro della messa in scena riuscì a realizzare un ottimo film di guerra con Gregory Peck “Cielo di fuoco” (Twelve O’Clock) del 1949, ancora con Peck l’originale western “Il romantico avventuriero” (The Gunfighter) nel 1950, il kolossal “David e Betsabea” (David and Bathsheba) del 1951 e il bellissimo film ispirato dal racconto di Hemingway “Le nevi del Kilimanjaro” (The Snow of Kilimanjaro) del 1953. Anche un film romantico come “L’amore è una cosa meravigliosa” (Love Is a Many Splendor Thing) del 1955 ebbe una acclamazione planetaria di pubblico e consacrò Henry King tra i migliori registi del tempo. Lo stesso King ebbe a dire alla fine della sua carriera: “Il cinema è il mio primo amore. Non ho mai fatto un film senza che avesse dentro qualcosa di me. Non ho mai fatto cinema per denaro. Fortunatamente, però, mi pagavano per farlo…”

Premi:

Nomination per miglior regia:
1944 Bernadette (1943)
1945 Wilson (1944)

Golden Globes:
Award per miglior regia:
1944 Bernadette (1943)

Directors Guild of America, USA :
1956 Vincitore del "Lifetime Achievement Award"
Nomination
1952 Davide e Betsabea - David and Bathsheba (1951)
1953 Le nevi del Kilimangiaro - The Snows of Kilimanjaro (1952)
1955 La carica dei Kyber - King of the Khyber Rifles (1953)
1957 Carousel (1956).