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DIETRO LO SPECCHIO

(Bigger Than Life)




Regia: James Mason
Cast: James Mason ... Ed Avery
Barbara Rush ... Lou Avery
Walter Matthau ... Wally Gibbs
Robert F. Simon ... Dr. Norton
Christopher Olsen ... Richie Avery
Roland Winters ... Dr. Ruric
Rusty Lane ... Bob LaPorte
Rachel Stephens ... Nurse
Kipp Hamilton ... Pat Wade
Sceneggiatura: Cyril Hume, Richard Maibaum, in collaborazione con Nicholas Ray e James Mason, (non accred. Gavin Lambert, Clifford Odets) da un articolo di Berton Roueche
Fotografia: Joseph MacDonald (Technicolor, Color De Luxe, CinemaScope)
Montaggio: Louis Loeffler
Scenografia: Lyle Wheeler, Jack Martin Smith
Costumi: Mary Wills
Trucco: Ben Nye, Helen Turpin
Musiche: David Raksin dirette: Lionel Newman
Produttore: James Mason per la 20th Century Fox
Anno: 1956 Nazionalità: USA colore 95 min.




Ed Avery (Mason) è un buon padre di famiglia e un ottimo insegnante, ma ha un forte esaurimento nervoso, che lo costringe a prendere massicce dosi di cortisone. Ben presto si altererà il carattere, facendolo diventare megalomane, fino a voler uccidere il figlio, Richie (Olsen).

Un bellissimo dramma, tratto da un articolo pubblicato sul “New Yorker” (‘Ten Feet Tall’ del 19.9.1955), diretto con carattere da Ray, che nonostante le pressioni della censura medica del tempo, volle affrontare il tema scottante della scoperta del cortisone. La media borghesia americana era stata contagiata completamente dalle qualità miracolose del farmaco, ma purtroppo l’uso e l’abuso non davano gli effetti sperati, anzi essendo una droga, ne alterava i caratteri. Eccellente la performance di Mason, qui anche produttore, che mostra tutta la sua abilità recitativa, non tanto quando è un buon padre di famiglia e onesto lavoratore, ma quando subisce l’alterazione di carattere, che lo porta ha diventare quasi un super uomo nitzciano, capace di sostituirsi persino al predicatore della sua chiesa, o quando vuole far diventare suo figlio un grande studioso. La regia di qualità di Ray apporta un notevole vantaggio all’ambientazione, grazie anche alla fotografia con colori a tratti accesi a momenti spesso cupi e grigi, conformando così anche il carattere del protagonista alla società del tempo e alle sue possibilità economiche. Ottima anche la sceneggiatura, che pare sia stata lavorata anche dal critico inglese Lambert e dal commediografo Odets, che scrisse la scena finale. Uscì nelle sale il 2 agosto 1956.


























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