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L'UOMO CHE SAPEVA TROPPO

(The Man Who Knew Too Much)




Regia: Alfred Hitchcock
Cast: James Stewart ... Dr. Benjamin McKenna
Doris Day ... Josephine Conway McKenna
Brenda De Banzie ... Lucy Drayton
Bernard Miles ... Edward Drayton
Ralph Truman ... Inspector Buchanan
Daniel Gélin ... Louis Bernard
Mogens Wieth ... Ambassador
Alan Mowbray ... Val Parnell
Hillary Brooke ... Jan Peterson
Christopher Olsen ... Hank McKenna
Reggie Nalder ... Rien
Richard Wattis ... Assistant Manager
Noel Willman ... Woburn
Alix Talton ... Helen Parnell
Yves Brainville ... Police Inspector
Carolyn Jones ... Cindy Fontaine
Sceneggiatura: John Michael Hayes, Angus MacPhail da una storia di Charles Bennet e D. B. Wyndham
Fotografia: Robert Burks (Technicolor, VistaVision)
Montaggio: George Tomasini
Scenografia: Hal Pereira, Henry Bumstead, Sam Comer, Arthur Krams
Costumi: Edith Head
Trucco: Wally Westmore
Musiche: Bernard Herrmann
Produttore: Alfred Hitchcock per la Paramount
Anno: 1956 Nazionalità: USA colore 119 min.
1 Oscar: miglior canzone (“Wherever will be,will be” di Jay Livingstone, Ray Evans)




In vacanza in Marocco, il dottor Benjamin McKenna (Stewart) e sua moglie, Josephine Conway (Day) con il figlio: conoscono un certo Bernard (Gélin). Un giorno, nella piazza di Marrakesch, McKenna assiste all’omicidio di Bernard, che in punto di morte gli confida di essere un’agente segreto e che a Londra si prepara un attentato, ma per impedire di rivelarle alla polizia viene rapito il figlio. Convinti che sia stato portato a Londra, i coniugi si mettono sulle tracce dei rapinatori (De Banzie e Miles): prima riescono a far fallire l’attentato ad un ambasciatore durante un concerto poi, grazie ad una canzone cantata a squarciagola dalla madre, troveranno anche il figlio rinchiuso in un’ambasciata.

Complicatissimo giallo, che Hitchcock padroneggia con maestria assoluta, questo film mostra due dei temi chiave della sua ricerca: il calvario di un innocente costretta a soffrire senza colpe (qui soprattutto la mamma) e lo scontro dei protagonisti col Male rappresentato dalla coppia dei Drayton (De Banzie e Miles), inquietanti personificazioni di Satana che, ironicamente, si nascondono dietro la rispettabilità di una chiesa. Tutto domina sul suono perché nei momenti cruciali del racconto sono le grida, le canzoni, i fischi o la musica che svolgono la funzione drammatica principale (come la scena celeberrima dell’attentato al Royal Albert Hall, quando il killer vorrebbe far coprire il colpo di pistola dal suono dei timpani; oppure le note di “Wherever Will Be” (Que serà serà) che cantate dalla madre e fischiettate dal figlio permettono al padre di identificare la stanza in cui è tenuto prigioniero). Hitchcock si vede di spalle mentre osserva alcuni saltimbanchi arabi sulla piazza di Marrakesch e il compositore Herrmann dirige l’orchestra della Royal Albert Hall. Proprio le riprese, gli stacchi e il montaggio del concerto anticipano di molto le future inquadrature delle regie televisive dei concerti. Questo film è il rifacimento di quello del 1934 girato in Inghilterra, simile nella trama, ma molto meno padroneggiato della versione del 1956 e ancora troppo influenzato dall’espressionismo: centrale, comunque il ruolo del sonoro nell’intrigo. Così Hitchcock commentò questo suo remake: “L’humour è molto più sottile che nella versione inglese…invece di rovinare l’atmosfera della varie scene, rafforza l’intensità del dramma”. Uscì nelle sale il 30 aprile 1956, costò 2.500.000 dollari e ne incassò, solo negli Stati Uniti, 10.250.000 dollari.





























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